Gli attacchi delle forze aeronavali degli USA e del Regno Unito alle basi yemenite continuano, e segnano un allargamento della crisi al di fuori della Palestina.
Di fronte agli attacchi mirati provenienti dallo Yemen del Nord nei confronti di navi israeliane o dirette in porti israeliani nel Mar Rosso, gli Stati Uniti hanno lanciato l’operazione “Guardiano della Prosperità” a cui partecipa la fregata italiana Fasan, nell’ambito dell’operazione “Mediterraneo sicuro”.
La radice di questa crisi è ancora una volta l’attivismo dell’imperialismo angloamericano nell’area.
La guerra civile yemenita è la causa di fondo – le sue dimensioni e intensità sono amplificate dall’intervento dell’Arabia Saudita (+ i suoi alleati del Golfo) con il supporto cruciale e la partecipazione degli Stati Uniti. La cruda verità è che l’assalto omicida contro gli Houthi non avrebbe potuto essere perseguito senza la partecipazione diretta dell’amministrazione Obama.
Il presidente Barack Obama si è subito schierato pesantemente dalla parte dei sauditi e dei loro alleati. Ha designato gli Houthi come “organizzazione terroristica” ai sensi della legge statunitense. L’aeronautica degli Stati Uniti ha rifornito di carburante in volo gli aerei d’attacco sauditi che, altrimenti, non avrebbero avuto la portata necessaria per raggiungere i loro obiettivi yemeniti. L’amministrazione Obama ha anche fornito informazioni tattiche. Nel gennaio 2016, il ministro degli Esteri dell’Arabia Saudita ha dichiarato che funzionari militari statunitensi (e britannici) si trovavano nel centro di comando e controllo responsabile degli attacchi aerei guidati dai sauditi nello Yemen: hanno contribuito a formulare l’elenco degli obiettivi ma non sono stati coinvolti nella selezione dei singoli obiettivi, ha affermato.
Inoltre, gli Stati Uniti hanno appoggiato il blocco delle zone Houthi. Nominalmente destinato a impedire che le armi raggiungessero gli Houthi, in realtà è stato rapidamente ampliato per interdire la spedizione – via mare o via aerea – di generi alimentari, forniture mediche, pezzi di ricambio, ecc. La coalizione guidata dall’Arabia Saudita è arrivata al punto di interrompere/ostruire la fornitura di aiuti umanitari da parte delle agenzie delle Nazioni Unite e delle ONG. Infine, Obama ha accelerato le vendite di armi all’Arabia Saudita affinché potesse continuare la sua guerra contro gli Houthi.
Cosa ha spinto Obama e la sua amministrazion e a impegnarsi in un’impresa del genere?
Al-Qaeda aveva utilizzato le sue cellule sparse nello Yemen per colpire obiettivi statunitensi nella regione – l’attacco al cacciatorpediniere Cole nel porto di Aden ne è un esempio lampante. Questi elementi però risiedevano nelle regioni meridionali controllate dal governo, non nelle terre degli Houthi. Il governo Hadi per un certo periodo ha ritenuto opportuno concludere un accordo con i leader di al-Qaeda: una tregua di fatto in cambio della direzione delle operazioni militari di al-Qaeda contro gli Houthi. In effetti, un parallelo con l’accordo USA con al-Qaeda (alias al-Nusra) in Siria che continua fino ad oggi.
Oggi l’amministrazione Biden continua la politica della precedente amministrazione democratica, di cui lui era vice presidente.
I mezzi di comunicazione asserviti agli interessi dell’imperialismo hanno cominciato a giustificare l’ennesima aggressione angloamericana nell’area, che trova l’acquiescenza del governo italiano.
La politica di guerra del governo Meloni si estende quindi dall’Est Europa al Mar Rosso, dando una dimostrazione pratica di quello che si intende per Mediterraneo allargato e dilatando all’inverosimile il concetto di difesa nazionale.
Il Mediterraneo arriva fino al Mar Rosso e al Golfo di Guinea. Se per Mussolini la patria si difendeva anche facendo la guardia a un bidone di benzina, Meloni vuole difendere il rubinetto, al servizio della politica estrattivista internazionale dell’ENI. Al tempo stesso si allarga distanziando sempre più le rive settentrionali da quelle meridionali, un muro d’acqua che diventa il cimitero dei tanti sventurati in fuga dagli aiuti a suon di bombe delle potenze occidentali.
Anche la finanza pubblica si adegua alle esigenze di guerra: nella legge di bilancio approvata a fine anno, il governo ha deciso di aumentare di 4,5 miliardi le spese per la guerra, di spendere 1,5 miliardi per le missioni militari all’estero, mentre gli stanziamenti per la ricostruzione dopo il sisma in Centro Italia vengono tagliati, addirittura nel 2025 spariscono 1,1 miliardi.
Il governo inoltre ha fatto approvare dalla sua maggioranza nuovi stanziamenti per l’Ucraina, attraverso la ratifica di un apposito decreto legge. Il sostegno del governo italiano all’Ucraina ha raggiunto la cifra di 10 miliardi di euro.
Ultimo ma non meno importante il governo italiano ha ottenuto dall’Unione Europea che le spese militari non venissero considerate nel Patto di Stabilità. Ciò vuol dire che, se il governo non rispettasse i parametri di Maastricht, ed è probabile che ciò avvenga già l’anno prossimo, i tagli lineari che colpiranno la spesa pubblica escluderanno le spese militari. In altre parole, per raggiungere l’obiettivo del rapporto tra deficit pubblico e prodotto interno lordo, saranno colpite tutte le altre spese, a partire dalla spesa sociale.
La solidarietà alla popolazione dello Yemen o di Gaza o del Darfur o dell’Armenia o dell’Ucraina comincia combattendo il proprio imperialismo. Basta guerre, basta governi.
Avis Everhard
I conti dello Yemen
Morti: 380.000 di cui 70% bambini sotto i 5 anni (275.000) stima ONU
Oltre 150.000 persone vittime di violenza (2014-2021) stima ONU
85.000 bambini sono morti di fame (2015–2018) Save the Children
2,3 milioni di bambini sono gravemente malnutriti e quasi 400.000 bambini sotto i cinque anni sono a rischio imminente di morte. (2016–2021)
Il 77,7% dei casi di colera (339.061 su 436.625) e l’80,7% dei decessi per colera (1.545 su 1.915) si sono verificati nei governatorati controllati dagli Houthi, rispetto al 15,4% dei casi e al 10,4% dei decessi nei governatorati controllati dal governo, poiché le aree controllate dagli Houthi sono stati colpiti in modo sproporzionato dal conflitto, che ha creato condizioni favorevoli alla diffusione del colera. UNICEF, OMS
più di 24.600 uccisi dai raid aerei
4 milioni di persone (1,4 milioni di bambini) sfollate cumulativamente (2015-2020)